Una settimana dopo l’attacco di matrice islamista del 27 aprile scorso nella regione dei Balcani, il quotidiano bosniaco Dnevni List ha riferito che “i servizi d’intelligence di alcuni paesi occidentali specializzati nella lotta al terrorismo hanno iniziato ad affluire in Bosnia ed Erzegovina”.
Gli apparati di sicurezza della Bosnia ed Erzegovina hanno dichiarato il massimo stato di allerta dopo che il 27 aprile, un giovane musulmano bosniaco, Nerdin Ibric, ha aperto il fuoco all’interno di una centrale di polizia a Zvornik, città sotto giurisdizione serba, situata al confine tra la Bosnia ed Erzegovina e la Serbia, uccidendo un poliziotto e ferendone altri due. (nell’immagine in alto, membri delle forze di sicurezza della Bosnia ed Erzegovina)
Il movimento wahhabita attivo nel paese, accusato di agevolare il viaggio degli aspiranti combattenti bosniaci verso le aree di combattimento, ha descritto questo attacco come “un atto di ritorsione compiuto dal giovane musulmano per vendicare l’uccisione del padre da parte dell’esercito serbo nel 1992”. Prima della guerra che nel 1992-1995 ha interessato la Bosnia ed Erzegovina, la maggior parte della popolazione di Zvornik era bosniaca (e musulmana). Nel 1992, l’esercito serbo ha espulso e ucciso gran parte della popolazione bosniaca di Zvornik e dintorni. Da allora, la situazione demografica della città è radicalmente mutata, e i serbi rappresentano la maggioranza della popolazione.
Le indagini avviate dopo l’attentato hanno appurato il coinvolgimento del movimento wahhabita nell’attentato e “l’esistenza di ben 3000 terroristi in Bosnia ed Erzegovina”. Due membri del movimento sono stati arrestati con l’accusa di aver reclutato Ibric perché portasse a termine l’attentato. “I servizi d’intelligence esteri stanno monitorando le conversazioni telefoniche e le transazioni di denaro all’interno del movimento wahhabita sia in Bosnia ed Erzegovina che all’estero”. Fonti ben informate riferiscono che queste transazioni di denaro equivalgono a milioni di dollari e di euro.
“I servizi d’intelligence britannici, statunitensi, francesi, tedeschi, russi, croati e serbi stanno affluendo in Bosniaed Erzegovina, fondamentalmente per due motivi: il Paese è considerato un fronte caldo dalle intelligence estere, che hanno avviato una cooperazione con il locale apparato di sicurezza, noto con l’acronimo di OSA; in secondo luogo, l’apparato di sicurezza e d’intelligence della Bosnia ed Erzegovina è profondamente frammentato”, come risultato della divisione politica e sociale che ha interessato il paese dopo l’accordo di pace di Dayton del 1995. “Le agenzie d’intelligence straniere temono che questa condizione possa provocare falle nel sistema di sicurezza del paese e che il terrorismo possa espandersi dalla Bosnia ed Erzegovina verso tutta l’Europa”.