“Fare leva sull’emotività delle donne per convincerle a esortare i propri figli, mariti e fratelli a unirsi allo Stato Islamico”: sarebbe questa, secondo il quotidiano panarabo Al-Sharq Al-Awsat, l’indicazione giunta ai disseminatori dell’IS affinché contribuiscano mediante la propaganda sui social media ad aumentare il numero degli appartenenti all’organizzazione terroristica.
Tra i profili dei disseminatori, che attingono dai versetti coranici e Ahadith (detti del Profeta Muhammad), si distingue quello intitolato “La Brigata Al-Khansa”, dal nome di una unità militare dello Stato Islamico (IS) tutta al femminile.
Mediante questo canale vengono diffusi contenuti sui doveri della donna musulmana. Particolare attenzione è destinata a quello “individuale della jihad” (fard ‘ayn), da realizzare nel caso in cui il “Paese della donna subisca un attacco e il numero degli uomini non risulti sufficiente per difendere la propria terra”.
Ahmad al-Muwakkili, esperto saudita di gruppi estremisti islamici intervistato da Al-Sharq Al-Awsat, spiega che lo Stato Islamico (IS) propone alle donne “l’immagine di una vita di lusso e felicità nelle terre del Califfato”, evidenziando aspetti come la sicurezza e la giustizia per il genere femminile, assenti, secondo l’IS, in un Paese come l’Arabia Saudita.
La centralità del ruolo della donna nell’universo delle realtà estremiste islamiche era già stato evidenziato da Yusuf al-Ayeri, primo capo di Al-Qaeda in Arabia Saudita, ucciso nel 2003, in un documento intitolato “Il ruolo delle donne nella jihad contro i nemici”. Ed era stato lo stesso Al-Ayeri a segnalare la diminuzione del reclutamento femminile dopo gli attacchi agli Stati Uniti dell’11 settembre del 2001.
Secondo Haya al-Mani, membro del Consiglio della Shura Saudita, il tentativo dello Stato Islamico (IS) di volgere la propria attenzione alle donne saudite, potrebbe indicare la volontà di destabilizzare dal basso il Regno dei Saud.
La “Brigata Al-Khansa” ha, fino ad oggi, diffuso quattro messaggi, due dei quali sono rivolti alle donne.
Nel primo si esortano le donne dello Stato Islamico (IS) a “far crescere i figli del Califfato nel puro monoteismo”, ricordandogli di essere “la speranza della Umma islamica, perché tra le vostre mani crescono i guardiani della fede e i protettori della terra e dell’onore”.
Il secondo messaggio è rivolto invece a tutte le donne musulmane: “dovete essere coscienti del fatto che la Umma del Profeta Maometto non crescerà senza le vostre mani e senza di voi i vostri figli non potranno essere le pietre dello Stato Islamico”.