Mentre in Italia e nei paesi dell’UE imperversa il dibattito sui migranti e sull’immigrazione irregolare, negli Stati della sponda sud del Mediterraneo, paesi principalmente di transito, ma anche di origine e, in quota minoritaria rispetto all’Europa, di destinazione di questi migranti, si discutono gli stessi argomenti. Di fronte all’afflusso di migliaia di migranti di varie nazionalità in Libia, Algeria e Tunisia, cui si aggiungono i cittadini di questi stessi Stati che mettono in pericolo le loro vite per emigrare verso l’Europa attraversando il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna, questi paesi, così come l’Italia, adottano diverse politiche per bloccare o scoraggiare questo fenomeno.
Secondo i dati dell’agenzia ONU per i rifugiati, tra il 1° gennaio e il 30 aprile del 2018, 9.467 persone sono arrivate in Italia attraverso il Mediterraneo, una cifra pari al 75% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando furono 37.235 gli arrivi. La maggior parte dei migranti irregolari che hanno raggiunto le coste italiane in questo periodo è composta da tunisini (20%) ed eritrei (19%), seguiti da nigeriani, sudanesi, ivoriani, pachistani, maliani, guineani, algerini e senegalesi; si tratta principalmente di uomini adulti (70%), seguiti da minori non accompagnati (15%), donne (12%) e minori accompagnati (3%).
Il 16 luglio, il Ministro dell’Interno algerino, Noureddine Bedoui, ha presieduto ad Algeri i lavori del comitato congiunto algerino-nigerino e ha dichiarato che l’Algeria continuerà a rimpatriare i migranti irregolari presenti nel suo territorio, e che gli sforzi del suo paese sono finalizzati a ridurre il fenomeno della tratta di esseri umani, diffuso su tutto il continente africano. Bedoui ha ribadito che l’Algeria fornirà l’assistenza necessaria agli apparati di sicurezza nigerini per superare le difficoltà affrontate da questi apparati e che l’Algeria, in quanto paese confinante con il Niger, contribuirà a migliorare l’operato della polizia nigerina nel controllo delle frontiere condivise. Durante l’incontro, è stata ribadita la necessità dello scambio di informazioni per smantellare le reti del traffico di esseri umani. Nonostante l’affinità nelle strategie adottate da Algeria e Italia, ravvisabile nella politica di finanziare e sostenere gli apparati di sicurezza nigerini e libici per bloccare i flussi migratori, o nelle decisioni di espellere i migranti nel deserto del Sahara (Algeria) o di chiudere i porti ai trafficanti criminali di esseri umani (Italia), questa affinità si esaurisce di fronte alla proposta del Ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, di creare nei paesi del Nord Africa hot spot per raccogliere le domande di asilo dei migranti, fino ad oggi l’unica alternativa al fenomeno della migrazione clandestina, che però spaventa le organizzazioni criminali che lucrano sulla vita dei migranti clandestini e, in secondo luogo, alcuni paesi della regione. Il 15 luglio, il Ministro dell’Interno algerino ha infatti dichiarato che il suo paese è contrario alla creazione di hot spot per i migranti nel paese, proposta rigettata anche da Libia e Tunisia, come ha dichiarato il 25 giugno l’ambasciatore tunisino in Italia, Moez Sinaoui.
Le autorità tunisine, invece, sono preoccupate dall’emigrazione dei propri cittadini e dall’integrazione dei migranti presenti nel paese. Lorena Lando, capo della missione IOM in Tunisia, ha affermato che 3073 migranti irregolari tunisini sono arrivati in Italia dall’inizio del 2018 fino a metà luglio, sottolineando che la Tunisia occupa il primo posto per numero di migranti irregolari arrivati in Italia durante il periodo succitato, seguita dall’Etiopia e dalla Nigeria. Questo “primato” rappresenta una novità rispetto agli anni precedenti: secondo i dati del Viminale relativi al 2017, i migranti sbarcati in Italia provenivano principalmente da Nigeria, Bangladesh e Guinea. L’aumento del numero di migranti irregolari tunisini arrivati in Italia nel 2018 può essere in parte spiegato dal blocco parziale della rotta Libia-Italia: se da un lato quest’anno le partenze dalla Libia hanno registrato un calo, d’altra parte è stato registrato un aumento delle partenze dalla Tunisia (il 21% nel 2018 rispetto allo 0,3% del 2017, dati UNHCR).
Come sottolineato da Lorena Lando durante la sua audizione presso l’Assemblea dei rappresentanti del popolo (il Parlamento monocamerale tunisino), svolta dal comitato per gli affari dei tunisini all’estero il 16 luglio, la Tunisia non è solo paese di origine o transito dell’immigrazione: lo Stato tunisino ospita 75.500 migranti circa, che rappresentano lo 0,5% della popolazione locale, di cui oltre 777 sono rifugiati, soprattutto siriani. I migranti tunisini che si trovano all’estero sono 1.3 milioni, la maggior parte dei quali (l’81%) risiede in Europa, principalmente in Francia, Italia e Germania, i quali contribuiscono al 5% del PIL tunisino. Allo stesso modo, ha rilevato Lando, i migranti presenti in Tunisia possono diventare una forza motrice dello sviluppo economico del paese. Durante l’incontro, la missione IOM in Tunisia ha chiesto di agevolare e di sviluppare il sistema legale per garantire l’integrazione economica dei migranti.
Venendo alla Libia, il fenomeno dell’immigrazione irregolare riguarda soprattutto la partenza di migliaia di migranti di svariate nazionalità dalle coste del paese, in particolare nella regione occidentale della Libia. Le autorità libiche tentano di contrastare l’immigrazione irregolare sia in mare, attraverso l’operato della Guardia costiera, addestrata e finanziata dall’Italia e dall’UE, sia a terra. Giorni fa, una filiale della direzione di sicurezza di Agedabia, città situata lungo la costa orientale libica, ha arrestato 59 migranti irregolari provenienti dall’Egitto, in possesso di documenti falsi. Con loro, gli agenti hanno arrestato tre trafficanti libici, uno dei quali è risultato essere uno dei più potenti trafficanti di esseri umani della regione.
Le due sponde del Mediterraneo sono legate a doppio filo dalla questione dell’immigrazione irregolare: Italia, Algeria e Libia, in particolare, denunciano una situazione ingestibile a causa dell’arrivo di migliaia di migranti clandestini, cui si aggiungono i cittadini degli stessi Stati del Nord Africa, che cercano di emigrare in Europa spinti principalmente da povertà e disoccupazione. Sono pochi, dunque, i migranti che fuggono per motivi legati alla guerra, come ad esempio i siriani o gli iracheni. Su essi le organizzazioni criminali hanno poco margine di lucro, che invece intravedono in giovani nordafricani e africani in cerca di un presunto Eldorado europeo.