“Foreign Fighters” in Bosnia ed Erzegovina: il reclutamento causato da povertà, disoccupazione e divisioni etniche.

Ludovica Cascone 15/05/2015
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Operazione_Ruben(1)Operazione_Ruben(2)Una settimana dopo l’attentato contro la centrale di polizia di Zvornik, costato la vita a un poliziotto e all’attentatore, il 6 maggio la polizia della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (Republika Srpska) ha fatto irruzione in 32 edifici nell’entità serba. Secondo quanto riportato dal quotidiano serbo “Press Online” nell’operazione denominata “Ruben” sono state arrestate 31 persone, tutti bosgnacchi musulmani, e sono state sequestrate armi, munizioni, uniformi militari e materiale di propaganda. (nelle immagini a destra e sotto, arsenale e materiali rinvenuti durante le perquisizioni della polizia locale. Fonte: Press Online)

Darko Ilic, investigatore capo dell’ufficio del Procuratore della Republika Srpska, ritiene che 11 degli arrestati saranno messi sotto custodia cautelare in quanto “le prove raccolte dimostrano che stavano procurandosi i mezzi per commettere un attentato terroristico”, mentre le altre 20 persone arrestate saranno verosimilmente rilasciate.

Come riferito dal sito web Balkan Insightnoto per la sua indipendenza editoriale e accuratezza dei contenuti pubblicati – il 6 maggio, il Ministro dell’Interno della Republika Srpska (RS) ha dichiarato: “si ritiene che alcuni degli individui arrestati siano membri di diverse formazioni islamiste che combattono in Siria e di gruppi che reclutano i bosgnacchi per combattere nelle aree di conflitto”.

La stessa fonte ha riportato che dopo l’attacco contro la centrale di Zvornik, la situazione nel paese è particolarmente tesa, specialmente nella Repubblica Serba (RS), e gli agenti di polizia hanno intensificato la loro presenza nelle città, nei villaggi e lungo le strade principali.

Il 6 maggio, il Presidente della RS, Milorad Dodik, ha scritto al segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, sostenendo che, nella regione dei Balcani, la Bosnia ed Erzegovina è il più grande esportatore di combattenti verso le aree di combattimento. Le autorità ritengono che siano circa 200 i bosgnacchi che hanno combattuto in Siria e in Iraq. Alcuni di questi foreign fighters sono morti nei campi di battaglia, mentre altri sono tornati in Bosnia ed Erzegovina.

La crescente radicalizzazione dei musulmani è legata alla povertà, alla disoccupazione e alle divisioni ancora esistenti tra le tre etnie che vivono nel paese: croati, bosgnacchi e serbi. Il direttore del Center for Security Studies di Sarajevo, Armin Krzalic, ha dichiarato a Balkan Insight che “la povertà è il motivo principale che alimenta la militanza violenta in Bosnia ed Erzegovina, ma bisogna anche prendere in considerazione lo stress vissuto dalla popolazione durante la guerra [del 1991-1995]”.


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