Il contrasto alla propaganda dello Stato Islamico (IS) potrebbe iniziare dalla riflessione sul contenuto del messaggio più “pericoloso e attraente” che i disseminatori di IS stanno veicolando sul web, cioè quello che, manipolando la percezione del pubblico, cerca di “mostrare una vita normale tra le fila del gruppo estremista”.
La diffusione di “immagini e video che pubblicizzano uno modello di vita perfino affascinante” come “un gruppo di donne che posano vicino a un’auto BMW piuttosto che con dei passeggini o mentre cucinano”, rappresentano alcuni dei tentativi dello Stato Islamico di alterare la realtà, pubblicizzando, come rilevato dal quotidiano inglese The Independent e dal centro studi della Quilliam Foundation, una parità di genere del tutto inesistente nei fatti.
Un tipo di “propaganda normale” che a differenza di quella realizzata sulla base delle violenze dei miliziani dello Stato Islamico (decapitazioni, crocifissioni, lapidazioni e amputazioni) non attira l’attenzione dei media occidentali, ma risulta molto efficace per il reclutamento di nuovi jihadisti, soprattutto in Europa.
Per fronteggiare gli effetti del meccanismo disinformativo avviato e alimentato dallo Stato Islamico, Paesi come Francia e Belgio aggiornano le loro capacità nel settore della contro-propaganda, elaborando nuove strategie narrative, affinchè siano idonee a confutare e contrastare le falsità dei contenuti diffusi dall’IS.
Francia: il Centre de Prévention contre les dérives sectaires liées à l’islam (CPDSI)
Le dichiarazioni rese dal portavoce del Ministero della Difesa Gilles Jaron al quotidiano L’Opinion, hanno chiarito che la competenza di infiltrare i profili jihadisti sul web e condurre operazioni psicologiche di contropropaganda “non ricade tra quelle dei militari”, definendo una tale eventualità “ai confini della realtà”.
Le Forze Armate francesi hanno tuttavia creato un’unità esclusivamente dedicata al monitoraggio del web, di circa 10 persone, collocata all’interno del Centre interarmées des actions sur l’environnement (CIAE), la cui unica funzione è quella di analizzare i contenuti mediante account fittizzi aperti su Facebook e Twitter, senza alcuna interazione “offensiva” con gli utenti osservati.
Saranno infatti Polizia, Gendarmeria, Direction générale de la sécurité intérieure (DGSI) e la Directorate-General for External Security (DGSE) a continuare a occuparsi della propaganda sul web divulgata dallo Stato Islamico, coadiuvati dal Centre de Prévention contre les dérives sectaires liées à l’islam (CPDSI), ente governativo che dal settembre 2014 contrasta il reclutamento online di matrice jihadista.
Belgio: il Syria Strategic Communications Advisory Team (SCATT), la risposta “europea”
L’Unione Europea sovvenzionerà con uno stanziamento da 1 milione di euro il “Counternarrative Center”, una struttura che sorgerà a Bruxelles con lo scopo di contrastare la propaganda jihadista.
Secondo i quotidiani belga De Morgen e De Standaard potrebbe essere avviata una campagna su tutti i media che esalti gli orrori compiuti dai miliziani dello Stato Islamico, utilizzando anche immagini che mostrino la violenza delle loro azioni, per scoraggiare eventuali adesioni europee alla causa jihadista.
Per questo progetto le autorità del Belgio hanno avviato la fase di selezione e reclutamento di “specialisti in comunicazione, coadiuvati dal Regno Unito che vanta una profonda esperienza nella conduzione di campagne di contropropaganda”.
Le possibili inizitive del “Counternarrative Center”, il cui nome è Syria Strategic Communications Advisory Team (SCATT), saranno a breve illustrate ad altri 10 Paesi europei, che ne valuteranno l’interesse per un eventuale coinvolgimento.
Il quotidiano inglese The Independent ha pubblicato alcune immagini tratte dai profili dei disseminatori dello Stato Islamico e utilizzate da quest’ultimi per alterare la percezione degli utenti sulla vita nelle terre del “Califfato”:
Anche il sito web Vocativ, specializzato nella ricerca di contenuti nel deep web, ha approfondito l’utilizzo da parte dello Stato Islamico di immagini che esaltano la normalità della vita nelle città sotto il suo controllo:
Il sito ha anche graficamente rappresentato la distribuzione dei temi della propaganda realizzata dallo Stato Islamico e la relativa incidenza in Iraq: