“Ciò che ci unisce è molto più grande di quello che ci divide”: il leader delle Forze Libanesi apre a una nuova pagina della politica libanese

Ludovica Cascone 17/05/2018
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Il leader delle Forze libanesi, Samir Geagea, a sinistra, durante il suo incontro con il Premier ad interim libanese e capo del Movimento Futuro, Saad Hariri

È trascorsa poco più di una settimana dalle elezioni parlamentari libanesi, tenutesi lo scorso 6 maggio, e il Paese dei Cedri è ora nel pieno fermento delle trattative politiche per formare un nuovo governo, passando prima di tutto dalla nomina del Presidente del Parlamento, che deve essere uno sciita, e del Primo Ministro, sunnita, come vuole la procedura costituzionale. Martedì 15 maggio, sono avvenuti due incontri dall’esito strategico ai fini delle consultazioni per la nomina del Primo Ministro del nuovo governo libanese: l’incontro tra il Presidente della Repubblica libanese, il cristiano-maronita Michel Aoun, e l’attuale Presidente del Parlamento, Nabih Berri, avvenuto a Palazzo Baabda, sede del Presidente del Libano, e quello tra Samir Geagea, leader del partito “Le Forze Libanesi” (LF), e il Primo Ministro ad interim, Saad Hariri, presso Bayt al-Wasat, sede del Premier libanese.

L’incontro chiave, in grado di fornire una lettura più profonda delle dinamiche politiche libanesi ora in corso, è quello avvenuto la sera del 15 maggio tra Samir Geagea e Saad Hariri; come riportano diverse fonti libanesi, si tratta del primo incontro tra Geagea, uscito vincitore dalle elezioni, e Hariri, che ne è invece uscito sconfitto, dopo la crisi delle dimissioni del Premier sunnita. Durante un discorso trasmesso dalla televisione saudita il 4 novembre del 2017, il leader del Movimento Futuro rassegnò le dimissioni mentre si trovava in Arabia Saudita, prima di ritirarle dopo il suo ritorno in patria. Secondo le accuse promosse dai quadri del Movimento Futuro, Geagea, forte dei suoi legami con il Regno wahhabita, avrebbe convinto l’Arabia Saudita a costringere Hariri alle dimissioni. La crisi delle dimissioni di Hariri approfondì l’allontanamento, già in atto a causa delle posizioni troppo concessive del Premier libanese nei confronti del partito-milizia “Hezbollah”, tra i leader del blocco cristiano e di quello sunnita, ex alleati nella Coalizione del 14 marzo e accomunati dall’opposizione all’allora occupazione siriana del Libano (nel 2005) e, soprattutto, dall’opposizione all’asse Hezbollah-Iran.

Secondo l’autorevole quotidiano libanese An-Nahar, durante questo incontro si è discusso delle modalità per ridare vita alla Coalizione del 14 marzo; concretamente, si tratta di un riavvicinamento tra i due ex alleati in funzione anti-Hezbollah-Amal in Parlamento. Il “duo sciita”, pur non avendo registrato una vittoria concreta né significativa in termini di seggi alle elezioni, assieme ai suoi alleati minori raggiunge 43 seggi in Parlamento, il che permette loro di esercitare il “veto” a qualsiasi mozione vada contro i propri interessi.

Nello specifico, l’incontro, durato oltre quattro ore, si è concentrato su “ciò che è necessario in questi giorni per garantire un nuovo inizio per il paese”. Secondo le fonti ben informate di Al-Markaziya, Hariri è rimasto ad ascoltare per la maggior parte del tempo, mentre Geagea ha parlato a lungo, fornendo un approfondito esame della prossima fase. Geagea avrebbe evidenziato la necessità di un “laboratorio istituzionale”, dopo che il 50% circa dei libanesi si è detto insoddisfatto della situazione politica interna non partecipando alle elezioni. Lo “shock elettorale”, secondo il leader di LF, richiede l’ingresso di nuovi volti nel governo e una diversa gestione delle questioni economiche e sociali, ribadendo l’importanza di voltare pagina e di non ripetere gli errori del passato, che hanno portato a procrastinare la soluzione dei problemi quotidiani dei cittadini. Le stesse fonti hanno affermato che Geagea ha chiesto l’adozione di regole che garantiscano trasparenza e il rispetto delle leggi, proposta sostenuta da Hariri.  I due leader avrebbero inoltre concordato sul no a qualsiasi cambiamento del Patto Nazionale, lo storico accordo non scritto che ha istituzionalizzato il confessionalismo libanese, in quanto danneggerebbe gli equilibri locali e aggraverebbe la complessità della scena politica, “mentre è richiesto un clima sereno che favorisca la produzione e le riforme”.

Le fonti hanno inoltre affermato che i due leader non hanno discusso di seggi o di cariche governative, ma hanno riconosciuto l’esito positivo di questo primo incontro e hanno deciso di mantenere aperti i canali di comunicazione per completare le consultazioni, sia direttamente che indirettamente. Secondo il sito web ufficiale dell’alleanza del 14 marzo, Geagea ha dichiarato al termine dell’incontro: “La fase precedente è stata caratterizzata da incomprensioni tra noi e il Movimento Futuro, ma oggi è una fase nuova e ciò che ci unisce è molto più grande di quello che ci divide. È stato un incontro tra amici”. Dalle immagini postate sul sito web delle Forze Libanesi, si evince che in effetti si è trattato di un incontro più che amichevole tra i due ex alleati, che potrebbe cementare la loro futura alleanza in Parlamento contro il blocco sciita.

Alcuni osservatori ritengono che questo incontro tra il vincitore delle elezioni parlamentari, Samir Geagea, il cui partito ha raddoppiato la propria presenza in Parlamento con 15 seggi, e lo “sconfitto”, Saad Hariri, il cui Movimento ha invece perso 12 seggi assestandosi su 21, confermi le voci insistenti che vedono Hariri confermato come nuovo Premier libanese, in quanto nonostante la sconfitta elettorale, rimane a capo del più importante partito sunnita in Parlamento. Indiscrezioni che trovano anche la conferma di Berri, il quale verrebbe a sua volta confermato come Presidente del Parlamento, e che ha dichiarato dopo il suo incontro con Michel Aoun, la sera del 15 maggio: “Il Presidente della Repubblica ed io supportiamo la nuova nomina di Saad”.


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