Il prossimo 6 maggio, si svolgeranno in Libano le prime elezioni parlamentari dal 2009. L’attuale Parlamento ha esteso il suo mandato per due volte negli ultimi nove anni a causa delle ripercussioni e delle tensioni legate alla guerra nella vicina Siria e del vuoto politico, superato dopo il raggiungimento di una soluzione politica a fine 2016 con l’elezione del presidente della Repubblica, e la formazione di un nuovo governo. Il 31 ottobre 2016, il Parlamento libanese ha eletto il Generale Michel Aoun, capo del Movimento Patriottico Libero, come nuovo Presidente della Repubblica, in sostituzione dell’ex presidente Michel Suleiman, che aveva concluso il suo mandato nel 2014. Per due anni, i partiti libanesi non riuscirono a raggiungere un accordo sul nome del nuovo Presidente, accordo che richiede la presenza e l’approvazione dei due terzi del Parlamento.
Un anno dopo la formazione del governo guidato da Sa‘d Hariri, il Parlamento libanese ha approvato una nuova legge elettorale basata sul sistema proporzionale, che divide il paese in 15 collegi elettorali e che si basa su liste chiuse.
La presentazione delle candidature si è chiusa il 26 marzo: circa mille persone, compreso un numero record di donne, hanno presentato la propria candidatura alle prossime elezioni. Secondo il Ministero dell’Interno libanese, 976 aspiranti deputati, 111 dei quali donne (l’11,4%), hanno proposto la propria candidatura per guadagnarsi uno dei 128 seggi del Parlamento libanese. La grande presenza di candidate donne rappresenta una delle più importanti novità di queste elezioni, dopo l’adozione, per la prima volta nella storia del Libano, del sistema proporzionale: nelle ultime elezioni parlamentari del 2009, furono solo 12 le candidate su un totale di 706 candidature. Tra le donne candidate alle elezioni del 6 maggio vi sono molte attiviste della società civile, giornaliste e avvocati.
La nuova legge elettorale, approvata il 14 giugno 2017, che sorpassa il sistema maggioritario, prevede che ogni lista debba contenere un numero di candidati pari ad almeno il 40% del numero di seggi da assegnare per essere eleggibile. Il sistema proporzionale prevede inoltre il cosiddetto voto preferenziale.
Secondo l’autorevole Al-Sharq al-Awsat, l’adozione della nuova legge elettorale andrà a beneficio dell’alleanza “Hezbollah–Amal”, in prima istanza, e, a seguire, delle Forze Libanesi e del Movimento Patriottico Libero, mentre influirà negativamente sul “Movimento il Futuro” (Mustaqbal) e sul Partito Socialista Progressista, pur sottolineando che la parola finale sarà in gran parte determinata dalle alleanze.
Si tratta di alleanze tra le liste elettorali spesso contraddittorie e che variano a seconda della circoscrizione, raggiungendo picchi “surrealisti”, mentre i programmi delle varie liste sembrano avere un ruolo di secondo piano. In particolare, il Movimento Patriottico Libero di Gebran Bassil è il partito che più ha diversificato le sue alleanze (Hezbollah, “Futuro”, Jama’a Islamiya e Amal). Stranamente invece, il candidato cristiano Michel Moawad si è alleato con il Movimento Patriottico Libero filo-siriano, nonostante abbia accusato il regime siriano dell’omicidio di suo padre, l’ex Presidente René Moawad; inoltre, Moawad è stato fin dal 2005 un acerrimo avversario del Movimento Patriottico Libero e del suo leader, Michel Aoun.
Quel che è certo è che la nuova legge elettorale su base proporzionale è complicata e non garantisce la vittoria assoluta ad alcun partito libanese, in quanto potrebbe consentire l’ingresso in Parlamento di nuove figure a spese dei partiti tradizionali, che difatti in varie circoscrizioni hanno fatto fronte comune, compreso Hezbollah, che seppur dato per favorito, soprattutto per via della forza popolare (tra gli sciiti) e militare, con particolare riferimento al coinvolgimento nella guerra in Siria, non ha un chiaro programma sociale ed economico, a differenza di altri partiti politici che si sono dimostrati più pragmatici sulla scena libanese, come ad esempio il partito “Le Forze Libanesi”.