L’edizione online del quotidiano serbo “Glas Srpske” ha pubblicato una studio contenente una serie di dati che testimoniano un rilevante aumento di “traffico” lungo la cosiddetta “green transversal”, la rotta che collega l’Europa occidentale al Medio Oriente, passando per i Balcani.
Secondo lo studio questa rotta è diventata negli ultimi anni una strada a “doppio senso”: se fino a qualche anno fa era nota per facilitare l’afflusso di oppio afghano in Europa attraversando la regione dei Balcani, il “Corridoio Verde” (Zelena transverzala in serbo-croato) viene oggi utilizzato anche dagli aspiranti jihadisti per raggiungere le aree di conflitto, in particolare Iraq e Siria.
Il “Corridoio Verde” che collega la Turchia a Sarajevo e le varie rotte
“La green transversal parte dalla Turchia e, attraversando la Bulgaria, passa per Strumica, Stip, Kumanovo (Macedonia), Preševo (Serbia), Gnjilane, Pristina, Mitrovica (Kosovo), Novi Pazar, Sjenica, Prijepolje (Serbia) e Goražde (Bosnia ed Erzegovina), giunge fino a Sarajevo”, si legge nello studio. Da qui, la rotta si divide in due direzioni: la prima prosegue verso Zenica, Tešanj (Bosnia ed Erzegovina) e Slavonski Brod (Croazia), dove avviene un ulteriore snodo, in direzione di Zagabria, da una parte, e dell’Ungheria, dall’altra; la seconda rotta, da Sarajevo, attraversa Olovo, Kladanj, Živinice, Brčko (Bosnia ed Erzegovina), Gunja (Croazia), Šid, Bačka Palanka e Kula, e termina a Subotica, nella Serbia settentrionale, a ridosso del confine con l’Ungheria.
I punti di raccolta e transito di terroristi nei Balcani: Bosnia ed Erzegovina, Albania e Kosovo
Nello studio vengono localizzate tre grandi aree nella regione balcanica diventate “punti di raccolta per il transito di terroristi ed estremisti”. In Bosnia ed Erzegovina, questi punti sono Sarajevo, Zenica e Banovici; in Albania i punti di raccolta dei jihadisti coincidono con le aree periferiche di Durrës, Bulqizë e Kukës; infine, altri importanti luoghi di raccolta e transito dei jihadisti si trovano nel territorio del Kosovo e della Metochia, precisamente nelle aree di Presheva (in Serbia, a confine con il Kosovo), Kosovska Mitrovica e Peć. Tuttavia, è Sarajevo la città che nello studio viene citata con maggiore frequenza con riferimento alle aree da cui i combattenti partono alla volta della Siria.
La rotta aerea Sarajevo-Vienna-Istanbul, la rotta terrestre Sarajevo-Durres
Per quanto riguarda le rotte aeree, “gli aspiranti combattenti partono da Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina, e da qui raggiungono direttamente Istanbul, oppure fanno scalo a Vienna prima di raggiungere la città turca”. Riguardo alle rotte terrestri, queste partono da Sarajevo e, attraverso Foca, Niksic, Ulcinj e Ada Bojana, giungono a Durres, in Albania.
Secondo i contenuti dello studio, i jihadisti che attraversano la Serbia usano una rotta che parte da Sarajevo e arriva a Rreshen e Lezhe, in Albania, passando per Gorazde (Bosnia ed Erzegovina), Priboj (Serbia), Sjenica (Serbia), Novi Pazar (Serbia), Pristina e Prizren (Kosovo).
Il traffico di droga e di esplosivo a favore dello Stato Islamico: dal Montenegro alla Siria.
La confluenza degli interessi dei narcotrafficanti e dei trafficanti di armi provenienti dalla regione balcanica è documentata dal recente arresto di un cittadino montenegrino in Siria. Ivan Popovic, questo il suo nome, è stato arrestato dalla polizia di Damasco per possesso di 6.2 kg di eroina e 23 kg di tritolo. Si ritiene che Popovic, 37 anni, proveniente da Berane, avesse intenzione di vendere queste sostanze di contrabbando ai membri dello Stato Islamico che combattono in Siria. L’edizione online del quotidiano montenegrino che ha riportato la notizia, Dan Online, riferisce che “l’uomo è stato arrestato mentre si trovava a bordo di un Mercedes Vito con targa montenegrina contraffatta, grazie alle informazioni ottenute da una Commissione siriana locale che ne monitorava i movimenti”.
L’arresto di Popovic, che nel dicembre 2012 aveva lasciato il Montenegro assieme alla sua famiglia e si era trasferito a Parigi, potrebbe dare un ulteriore impulso al Parlamento montenegrino per approvare alcuni emendamenti al Codice Penale e prevedere delle custodie cautelari nei confronti dei cittadini montenegrini che si recano all’estero per combattere, inserendosi nella filiera dei cosiddetti Foreign Fighters (FF).