Il Presidente egiziano Al-Sisi vince con una maggioranza bulgara le elezioni presidenziali

Ludovica Cascone 10/04/2018
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Una scheda elettorale delle elezioni presidenziali egiziane

Il Presidente egiziano ‘Abd al-Fattah al-Sisi ha vinto il suo secondo mandato presidenziale. Nelle elezioni che si sono svolte dal 26 al 28 marzo, Al-Sisi ha vinto con una percentuale di oltre il 90% dei voti contro il suo unico rivale e, fino a poco prima dell’annuncio della sua candidatura, sostenitore, Moussa Mostafa Moussa, che ha ottenuto il 3% delle preferenze, mentre la partecipazione è stata vicina la 50% dei votanti. Più di 23 milioni di egiziani hanno espresso il loro voto, con oltre 21 milioni di voti a favore di Al-Sisi (90,53%), mentre Moussa Mostafa Moussa ha ottenuto 700 mila voti circa, quasi il 3%; i voti nulli sono stati 1,5 milioni circa, quasi il 7%.

Moussa ha dichiarato di essere felice della partecipazione dei cittadini egiziani alle elezioni e di essersi candidato alle elezioni presidenziali in nome della stabilità e della sicurezza dell’Egitto, aggiungendo che è l’Egitto il vero vincitore di queste elezioni: “Il risultato elettorale non è quello che conta per me, la stabilità è più importante”, ha sottolineato.

La vittoria schiacciante di Al-Sisi non ha rappresentato una sorpresa, dopo l’arresto e il ritiro degli altri candidati, che sembrano aver costretto Moussa a partecipare alle elezioni per non lasciare Al-Sisi correre come unico candidato. L’articolo 36 della legge elettorale presidenziale del 2014 prevede infatti la possibilità di un unico candidato, che per vincere deve ottenere i voti del 5% del numero totale di elettori. La candidatura last minute di un sostenitore di Al-Sisi quale Moussa Mostafa Moussa sembra aver voluto dare un’immagine di credibilità alle elezioni, o un falso senso di competizione, configurandone il risultato come frutto di un esercizio di legittimazione più che di democrazia.

L’arresto e il ritiro degli altri candidati

Poco prima della data di scadenza per presentare ufficialmente la candidatura alle elezioni presidenziali, fissata al 26 gennaio 2018, i candidati che avevano espresso la volontà di correre contro Al-Sisi sono stati arrestati o si sono ritirati. In particolare è questo il caso di tre personaggi che avrebbero potuto rappresentare una minaccia più temibile di Moussa per Al-Sisi: Ahmad Shafiq, Khaled Ali e Sami Hafez Anan.

Ad inizio gennaio di quest’anno, il Generale Ahmad Shafiq ha ritirato la propria candidatura alle elezioni presidenziali affermando di non ritenersi la persona ideale per guidare lo Stato egiziano in questo periodo. Ma secondo il quotidiano The New York Times, le autorità egiziane hanno esercitato forti pressioni su Shafiq, considerato il più forte competitor di Al-Sisi nelle elezioni, per costringerlo a ritirare la propria candidatura. Un avvocato di Shafiq, il quale ha preferito mantenere l’anonimato, ha dichiarato al quotidiano statunitense che il governo egiziano lo ha costretto a ritirarsi minacciando di indagare su precedenti accuse di corruzione. Questa dichiarazione sembra essere confermata da alcune registrazioni audio di conversazioni telefoniche in cui un alto funzionario dell’intelligence egiziana, ottenute dallo stesso quotidiano, lancia minacce a Shafiq e alla sua famiglia.

Lo scorso 23 gennaio, il Generale dell’esercito egiziano Sami Hafez Anan è stato arrestato con l’accusa di “aver commesso reati e violazioni, annunciando la propria intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali egiziane senza aver presentato richiesta di autorizzazione alle Forze armate”. Il portavoce di Anan aveva sottolineato che il Generale avrebbe presentato la richiesta al consiglio militare, aggiungendo che Anan aveva semplicemente annunciato la sua intenzione di candidarsi alle elezioni.

Appena un giorno dopo l’arresto di Anan, anche l’avvocato Khaled Ali, ultimo candidato in grado di rappresentare una minaccia – seppur probabilmente di poco conto – per la rielezione di Al-Sisi si è ritirato dalla corsa elettorale, dichiarando: “Non presenteremo i documenti della nostra candidatura a una corsa elettorale che secondo noi ha esaurito i suoi scopi prima ancora di iniziare”, aggiungendo che la sua campagna si è scontrata con “l’incomprensibile intransigenza” dell’Autorità nazionale per le elezioni, che si è rifiutata di rispondere alla sua richiesta di ottenere i dati sul numero di sottoscrizioni raccolte in suo favore.

Sorprendentemente, dopo la scadenza della data per depositare le candidature, il leader del Partito Al-Ghad, Moussa Mostafa Moussa, ha annunciato la propria candidatura ufficiale alle elezioni e ha dichiarato in un’intervista a un’emittente egiziana che avrebbe combattuto la battaglia elettorale con tutte le sue forze e di non essere il sostituto di nessuno. Moussa ha aggiunto che il suo Partito aveva cominciato a raccogliere le sottoscrizioni in suo favore diversi mesi prima, ma che non avrebbe reso nota la sua candidatura fino a quando non sarebbe stato certo che avrebbe effettivamente partecipato alle elezioni, sottolineando di aver raccolto 40 mila sottoscrizioni in suo favore.

In una conferenza stampa in occasione dell’annuncio della sua candidatura, Moussa ha spiegato la sua trasformazione da uno dei maggiori sostenitori di Al-Sisi a suo unico rivale confermando che il partito Al-Ghad da lui diretto ha effettivamente sostenuto la rielezione del Presidente egiziano quando Shafiq Ahmad ha annunciato la sua intenzione di correre alle elezioni presidenziali, sottolineando però che con il ritiro di Shafiq e l’esclusione di Anan, la situazione è cambiata, richiedendo la presenza di un candidato che corresse con Al-Sisi per non danneggiare l’immagine dell’Egitto.


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